One shots (or Two), FF a capitolo unico

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view post Posted on 8/3/2013, 18:45
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CSI - Love Kit - Investigator

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grande lotus scrivi ancora le tue stupende ff :D le aspetterò con gioia ;)
 
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pinkbeetle
view post Posted on 8/3/2013, 20:26




Bella, bellissima...come sempre!! complimenti lotus ;)
 
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view post Posted on 28/3/2013, 20:21
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Ecco la famosa ff scritta sul cellulare :P
buona lettura!

====
LA SFIDA

Dopo Fallen Idols.


A Sara le ci volle quasi un quarto d'ora per finire il lavoro di sbarbatura.

“Mi sembra d'aver fatto un buon lavoro...che te ne pare?” comentò Sara dopo aver guardato di non aver dimenticato niente.
Grissom si guardò nello specchio controllando la sbarbatura.
“Intanto che fai i ritocchi...cosa dici, ordino da mangiare?”
“Va bene.”
“Indiano?”
“Italiano.”
“Ok.”

Dopo qualche minuto Grissom raggiunse Sara nel salotto all'entrata e si sedette accanto a lei sul divano.

“Hai preso anche tu il giornale...” gli fece notare Sara, appena seduto.
“Perché...? L'hai preso anche tu?”
“Te l'ho detto, che l'avrei preso io...”
“...quando?”
“...lascia perdere...”
“…”
“Hai già fatto il cruciverba?”
“Ancora no.”
“Cosa ne dici di un sfida?”
“Che sfida?”
“A chi completa per primo...o per prima...il cruciverba.”

Grissom rise.

“Odio affermare l'ovvio, ma...non credo che tu abbia molte possibilità di vincere.”
“Tu non ti preoccupare.” rispose Sara.
“...Come vuoi.”

Sara sembrò soddisfatta.

“Però ci vogliono delle regole.” appuntò Grissom.
“Tipo?”
“Innanzitutto la penitenza per chi perde.”
“Ah...vuoi fare le cose proprio precise...”
“Se si fa una cosa, bisogna farla bene.”
“Il solito maniaco del controllo.”
“Ok, facciamo così: se perdo io...”
“…”
“Se perdo io non metto in ordine il mio studio per una settimana.”
“Una settimana?! Non resisterai così tanto.”
“Non credo ce ne sarà bisogno. E tu?”
“...oh!”
“…”
“Ok...se perdo... se perdo, mi mangio una bistecca.”
“... ! Hai voglia di tornare carnivora?”
“No...”
“Stai cercando di impietosirmi per farti vincere?”
“Non ho bisogno della pietà di nessuno.”
“Mi sembra un po' esagerata come penitenza...”
“Possiamo cominciare?”
“Va bene, cominciamo. Ma non ti lamentare se la dovrai mangiare davvero quella bistecca. Io ti avevo avvertito. E non faccio prigionieri.”
“Sto già tremando di paura.”
“E io sono certo che nascondi qualcosa.”
“Lo vedremo.”
Grissom la guardò con circospezione.
“Dai il via.” lo invitò Sara.

Iniziò la sfida ed entrambi si concentrarono sui propri cruciverba, ma dopo neanche dieci minuti bussarono alla porta. Nessuno dei due alzò la testa dal quotidiano.

“Hanno bussato.” fece notare la ragazza.
“L'operazione al mio orecchio ha funzionato, ricordi? Ho sentito che hanno bussato.”
“Non vai ad aprire?”

Grissom non rispose.

“Guarda che anche se ci vado io ad aprire, ti devi fermare di scrivere lo stesso. Se no la sfida non è valida...Regole, ricordi?”
“Sì, va bene. Vai pure ad aprire.”
“Ok, ci vado io. Ma tu fermati.”
“...va bene.”

Solo dopo aver controllato che anche lui avesse messo giù la penna, Sara si alzò e andò alla porta, guardando di sfuggita dallo spioncino. Solo all'ultimo rimase bloccata.

Oh oh! le sfuggì ad alta voce.

“Gil...” lo chiamò poi a bassa voce.

“Non sto leggendo, né scrivendo.”
“No, no! C'è Brass.”
“Brass...Jim Brass?!”
“Quanti Brass conosciamo??”

Grissom fu preso alla sprovvista e fu Sara a prendere in mano la situazione, decidendo di andare a nascondersi in camera. Raccolse le sue cose alla bene meglio, ma si ricordò di prendere il giornale.

“Quello lo lasci lì. La sfida non è ancora finita.” l'ammonì Grissom.

Sara alzò gli occhi al cielo e contrariata se ne andò, seguita dallo sguardo di Grissom che aspettava di vederla sparire in corridoio dal ballatoio.

“E se guardi sul dizionario o su internet sappi che me ne accorgerò.” la minacciò.
“Non hai altri problemi ora di cui ti devi occupare?”
“Non barare.” rispose severo lui.

Sara sparì in corridoio e Grissom finalmente andò ad aprire la porta.

“Jim...”
“Ehi, Gil! Stavo quasi per andarmene...mi sembrava d'aver sentito delle voci, ma poi non vedendoti arrivare...”
“Mi ero appisolato davanti alla tv.”

Lo sguardo del poliziotto girò istintivamente al divano.

“Cosa succede...?” gli chiese poi Grissom.
“No, niente. L'altro giorno mi hai detto che ti devo un favore e visto che è un po' che non ci facciamo una bevuta, pensavo di pagarti da bere...”
“Ah...”
“Ti disturbo forse?”
“No...no, no, nessun disturbo...”
“Allora...cosa ne dici?”
“È che sto aspettando una consegna...e poi dopo dovrei uscire...”
“Oh beh, allora...”
“Ma...vieni, entra un attimo.”
“Non disturbo?”
“Non ti preoccupare.”
“Forse avrei dovuto telefonare...”

Seguendo Grissom verso la cucina, Brass riportò distrattamente lo sguardo sull'area del divano, notando due quotidiani sul tavolino di fronte al divano.

“Ho della birra se vuoi...”
“Non vorrei impegnarti troppo.”

Grissom che stava prendendo le birre dal frigo, lo guardò stranito.

“Cosa succede...cosa sono tutte queste premure?”
“Niente...non so, hai un'aria strana...”
“...la barba. Non ce l'ho più e i tuoi occhi si devono abituare all'idea.” rispose il supervisore della scientifica, passandogli una delle birre già aperta.

Bevvero il primo sorso.

“Te l'eri fatta crescere per incutere timore ai tuoi studenti e tenerli buoni?”
“Non ho bisogno di incutere timore, per tenere buoni i miei studenti...”
“Di cosa parlava il tuo corso?”
“Roba di zanzare. Ti saresti annoiato.”
“Ecco come fai a tenerli buoni i tuoi studenti: scegli gli argomenti più noiosi.” Grissom sorrise.
“E tu...cosa mi racconti? Com'è andata in questo mese?”
“Oh! Tutto bene. Nonostante le apparenze, la vita del poliziotto è più noiosa di quello che si pensi...”
“Dici?”
“Soliti malviventi, solite storie di droga e poliziotti corrotti. E poi...”

Il racconto di Brass venne interrotto dal bussare alla porta. Grissom guardò in direzione della porta con aria interdetta.

“Sarà la tua consegna.” osservò Brass.
“Già.” rispose Grissom. Si avviò alla porta, nascondendo il disagio tenendo lo sguardo basso sui soldi da dare alla consegna del cibo da asporto.

“Buonasera.”
“Buonasera. Allora qui abbiamo due porzioni di lasagne, una vegetariana, una porzione di polpettone di verdure, una di stufato e due porzioni di...”
“Sì, sì grazie. Va bene.” lo interruppe Grissom.

Dopo aver pagato ritornò in cucina, accolto da un'aria sorpresa di Brass.

“Da quanto tempo non mangi?” chiese divertito.
“...perché?”
“Scusa, non ho potuto fare a meno di sentire la consegna...”
“E...allora?”
“...due porzioni di tutto?” gli fece notare Brass.
“Ah...no, non mangio tutto adesso.” Il poliziotto non ne fu molto convinto e lo dimostrò.
“Mmh...O forse devi condividerlo con qualcuno...”

Grissom avrebbe voluto andare a riporre il cibo da qualche parte, ma l'appunto all'amico lo fermò sul posto, accanto al tavolo.

“Dove sono finite tutte le tue premure di prima?” chiese, sperando che il discorso finisse lì. Ma Brass, invece, continuò seguendo la scia che aveva odorato.
“Beh...mi premuro che tu questa volta abbia scelto la donna giusta.”
“...cosa?”

Brass rimase a guardarlo senza muovere un muscolo, con la classica espressione di quando capisce di aver preso l'uomo all'amo.

“Cosa vuol dire poi questa volta?”
“Le lasagne vegetariane non mi sembrano proprio un piatto da Lady Hather...”
“Saresti sorpreso di quanto è in grado di mangiare lei...”
“Di lei ormai non mi stupisce più niente...Ma forse tu sei ancora in grado di sorprendermi.”

Grissom aveva capito che l'istinto di Brass era sempre all'erta e che aveva intuito qualcosa.

“Credo di capire perché hai deciso di levarti la barba...”
“Cosa c'entra adesso il levarsi la barba?”
“Fa più giovanile.”
“Ok. Tutto questo è ridicolo...”
“Gil...”
“Che c'è?”
“Sai...? Pensavo che il fatto di affidarti la mia procura mi garantisse un trattamento diverso dagli altri...”
“Cosa siamo fidanzati?”
“Io no. Tu?”
"…"

“Sai che di me ti puoi fidare...”
“In che senso?”
“Sai che...se magari ti trovo con una donna in casa,la cosa rimane fra noi.”
“Che donna in casa?!”
“Diciamo una donna...tra i trenta e quaranta...bruna...”
Ci fu un lungo attimo di silenzio, durante il quale i due uomini si guardarono.
Poi il poliziotto scoprì le sue carte definitivamente.

“...una donna tipo Sara.”
“Sara?!”
“Sara.”

“...e...nel caso avessi ragione...perché proprio Sara?”
“Una serie di elementi che separati possono non significare poi molto, ma se messi assieme rendono l'idea del quadro...”
“Puoi evitare di fare del teatro?”
“Ok. Lasagne vegetariane. Ho riconosciuto la sua calligrafia su uno dei due quotidiani sul tavolino all'entrata. E poi ha sempre quel profumo...non so..shampoo, bagnoschiuma...non ho mai capito cos'è. Forse tu sai dirmelo?”
“Anche se avessi ragione, e Sara fosse in questa casa, questo non vuol dire che conosca che bagnoschiuma usa.”
“Ma il fatto che sia andata a nascondersi sì.”
“…”
“Ah! E...allora devo dedurre che è bagnoschiuma?”
“…! Si può sapere perché stiamo parlando di questo?!”
“Ho sentito la sua voce da dietro alla porta.”
“Sarà stata la televisione. Te l'ho detto mi ci sono addormentato davanti...” fu lo strenuo tentativo di difesa di Grissom. Brass fu esterrefatto.
“Davvero stai pensando che io rubi lo stipendio al distretto di polizia?”
“...in che senso, scusa?”
“Di solito sul lavoro ti fidi delle mie intuizioni. Perché questa volta non le prendi neanche in considerazione?”
“C'è sempre una prima volta in tutto, Jim.”
“…! Certo da te questo non me lo sarei mai aspettato...”
“Cosa, scusa?”
“Allora solo per me il nostro rapporto era speciale...”
“…”
“E io che pensavo di...”
“Ok, basta.”
“Oh! Meno male..la parte dell'amico affranto e inconsolabile non fa proprio per me.”

Grissom abbassò uno sguardo pensieroso sulla busta contente il cibo che aveva ordinato Sara.

“Aspetta un attimo qui.” disse poi.
“Vuol dire che ho ragione?” osservò gongolante Brass. Grissom gli lanciò un'occhiataccia. Poi sparì in corridoio e andò in camera. Davanti alla porta si prese un momento per riordinare le idee e poi piano aprì la porta.
Sara era sul letto, con il naso immerso in un fascicolo di lavoro.

“Ehi...” la salutò a bassa voce.
“Brass se n'è andato?” Grissom avrebbe voluto arrivare all'argomento con un giro un po' più largo, ma la domanda diretta richiedeva una risposta diretta.
“...a dire il vero è di là che ci aspetta.” Sara sgranò gli occhi.
“Cosa vuol dire ci aspetta?”

Grissom non seppe cosa rispondere.

“E io con che faccia mi presento ora, scusa?”
“...Più dolce sarebe la morte, se il mio ultimo sguardo avesse come orizzonte il tuo volto.
“Ho capito. Sa già tutto.”
“...”
“Si può sapere come ha fatto a capirlo?
“Una serie di elementi che separati possono non significare poi molto, ma se messi assieme rendono l'idea del quadro...” rispose Grissom, riportando le parole del poliziotto.
“Che elementi?”
“Te lo spiego dopo.”
“...”
“Ora vieni...andiamo...”

Controvoglia la ragazza si alzò dal letto e insieme tornarono in cucina. Grissom camminandole davanti sembrava quasi volerle fare da scudo.
Si fermarono un attimo all'entrata della cucina, osservando Brass che non li vide subito, intento ad allungare lo sguardo nel sacchetto che aveva portato il ragazzo delle consegne.

“Eccoci qua.” si presentò Grissom con tono di annuncio.

Brass si voltò e quando vide Sara, fu lui il primo a rompere il ghiaccio.

“Ehi! Ma allora non sei un mostro a tre teste!”
“...?”
“Dalla centrale mi avevano chiamato perché era stata avvistata un furia da queste parti...ma tu, hai più le sembianze di Sara Sidle. Ciao io sono James Brass, polizia di Las Vegas, amico di Gil.”

Sara si voltò a Grissom interdetta, ma da una parte sollevata e allegra.

“Si può sapere perché diavolo l'hai fatto entrare?”

Lui non rispose. Fu Brass a farlo per lui.

“Il mio fascino è irresistibile, semplice.” Sara lo guardò perplessa.
“E a quanto pare non ho solo il fascino di un investigatore del calibro di Poirot, ma anche il cervello! Per aver intuito la tua presenza in questa casa ed averne poi avuto conferma da parte del qui presente Gilbert Grissom.”

Sara tornò a guardare Grissom con disappunto. E Jim di nuovo venne in soccorso dell'amico.

“In realtà ho solo usato il vecchio trucco del rimorso. So che lui è molto sensibile su quel genere di cose.”
“Buono a sapersi...”
“Scusa Jim, ma tu da che parte stai?”

Il poliziotto si girò in direzione della ragazza.

“Dalla sua, è ovvio! Anche se penso che forse non ha bisogno di essere difesa, visto che riesce a sopportarti.”
“...forse non è stata una cattiva idea farlo entrare, sai...Grissom?”

Non seppe che nome usare per rivolgersi al suo compagno, ma alla fine decise per il cognome.

“Non posso che esserne lieto...Sidle.” rispose lui.

Brass osservò i due e per un momento si sentì in imbarazzo.

“Ok! Ora che mi sono preso la soddisfazione, posso anche lasciarvi alla vostra cena.”

Grissom e Sara si guardarono e capirono di avere la stessa idea.

“Ehi Jim...se non hai impegni, perché non ti fermi a mangiare?” propose Grissom per entrambi.

Il poliziotto fu sorpreso da quell'invito.

“Non sarebbe poi diverso da quando mangiamo in laboratorio.” aggiunse Sara.

Di fronte all'indecisione del poliziotto, Sara fece una proposta che sapeva gli sarebbe piaciuta.

“Finito di mangiare, la fiera si ritira nella torre come il Gobbo di Notre Dame e vi lascia ai vostri discorsi da uomini. Promesso.” La proposta riscontrò un discreto successo.
“Perché non ti ho incontrata quando ero più giovane?”
“Perché non ero ancora nata, Jim.”
“…! Che faccia tosta! E tu non le dici niente?”
“È matematica...” osservò Sara.
“Beh, grazie dell'invito, ma...non so...non vorrei aver interrotto qualcosa...”
“Cosa avresti dovuto interrompere?” chiese Grissom interdetto.
“A dire il vero qualcosa l'ha interrotto.” osservò Sara.
Brass guardò i due con aria imbarazzata.
“Non è quello che pensi tu, Jim.” precisò velocemente Grissom “Si tratta di una sfida su un cruciverba.”
“Lo chiamano così adesso?” chiese il poliziotto con tono malizioso.
“Ci puoi giurare.” rispose Grissom serio “E quando Sara perderà, sarà un piacere del tutto mio vederla pagare pegno.”

Jim girò lo sguardo su Sara in modo dubbioso, ma titubante.

“Devo mangiare una bistecca.”

Brass si rivolse a Grissom.

“Non ti sembra di aver esagerato? Tutti sanno che lei non riesce a mangiare carne...”
“Non guardare me, è stata una sua idea.”
“Vuoi tornare a mangiare carne?” chiese Brass a Sara.
“Ehi! Ma non hai detto che stavi dalla mia parte?!” lo rimproverò lei.
“Beh...sfidare Grissom sul campo dei cruciverba, vuol dire essere masochisti.”
“Sai....Forse ho cambiato idea sul fatto che tu rimanga a mangiare...”
“È matematica Sara...”

Grissom s'intromise.

“Scusate se vi interropo, ma il vostro colorito scambio mi ha fatto venire una fame tremenda...cosa dite, abbiamo intenzione di mangiare o no?”

Brass si unì infine alla coppia e diede una mano a preparare tavola, mentre Sara, seguendo le indicazioni di Grissom che stava apparecchiando, prese dal frigo qualche altra pietanza per irrobustire la cena, dato che si era aggiunto un commensale. E la cosa sorprese Brass.

“Addirittura ti fa mettere le mani nel suo frigo? Allora dev'essere una cosa seria...”

Sara girò lo sguardo su Grissom, che rimbrottò il suo amico.

“Beh, se dovessimo basarci su quello allora non credo, visto che ho l'abilitazione solo per il ritiro.
Brass la guardò interogativa.
“Per il deposito nel frigo Grissom ha un ordine tutto suo che non sono ancora riuscita a considerare come non-da-persona-fuori-di-testa. Quindi non mi ci metto neanche.”
“Perché non hai visto con quanto zelo ti dedichi alla lavatrice.” osservò Grissom.
“Beh, non si può certo dire che questa ragazza non abbia fegato!” esclamò allora Brass “Ho visto sparire gente per segreti molto meno importanti dell'ordine segreto con cui Grissom ripone i cibi in frigo.”

Sara allora si rivolse a Grissom.

“Tu che sai tutto...non conosci per caso l'esistenza di una macchina che ringiovanisca le persone? Credo di aver trovato l'uomo che fa per me.”
“No Sidle.” rispose lui “Ma sono certo che te e l'uomo-che-fa-per-te avreste più possibilità di trovarla fuori da casa mia...” Le indicò poi la sedia vuota opposta alla sua, invitandola a sedersi.

“Ehi...questa è una sottile, ma decisa minaccia...” scherzò Brass.
“Ne aveva tutta l'aria, in effetti...” concordò Sara.
“Non ti facevo un tipo geloso...” osservò il poliziotto rivolto a Grissom, girandosi poi a Sara. “È un tipo geloso?”
“Non...ti saprei dire...ma, sai...c'è sempre una prima volta in tutto, Jim.” rispose lei.

Brass fu sorpreso di sentire di nuovo quella frase.

“Ma...ci hai sentiti parlare prima?” chiese alla ragazza.
“No...perché?”
“Allora dovete proprio essere affini, perché siete riusciti a dirmi la stessa identica frase in meno di un'ora.”

I due compagni si scambiarono un'occhiata sorridente e finalmente tutti si misero a mangiare, ma alla prima forchettata Brass volle levarsi una curiosità.

“Quindi siete già arrivati alla tappa della convivenza?” Grissom per poco non si strozzò con il cibo.
“Lo prenderò per un sì...”

Mangiarono chiacchierando tranquillamente, spaziando dal lavoro, alle storie su Las Vegas, alle proprie passioni e quando finirono Sara mantenne la parola data.

“Bene, signori. Vi lascio ai vostri discorsi. Datemi solo il tempo di prendere una cosa in borsa e poi...liberi tutti.”
“Guarda che non è un pigiama-party...” osservò Grissom.
“Detta da te, anche la parola pigiama-party sembra una cosa seria...” ironizzò lei, sulle scalette che portano in salotto.

La ragazza scese poco dopo, avviandosi verso l'uscita della cucina.
Grissom la richiamò appena prima che lei girasse l'angolo per il corridoio. Lei si fermò e lo guardò con aria interrogativa. Anche Brass, alle loro spalle, passò incuriosito da uno all'altra.

“Il quotidiano lascialo qui.”
“Che quotidiano?” chiese lei con aria innocente.
Lei lo guardò, facendole capire che sapeva di cosa lui stesse parlando.
“Cosa? Non penserai che...”

Grissom non la lasciò finire e le si avvicinò, squadrandola un attimo.

“Lo tiri fuori te o lo prendo io?”
“Non avrei mai pensato che avrei vissuto tanto da sentirti dire una cosa del genere...” L'osservazione uscì di getto dalla bocca di Brass. E Sara cercò di dargli manforte.
“E poi, di solito non sono gli uomini che lo...”
“Sara?!”la fermò Grissom con tono brusco.
“Vi prego non ditemi che è il vostro codice segreto con il quale concordate di fare...”
“Jim!” Grissom dovette fermare anche il suo amico.
“Pensavo che forse era giunto per me il momento di andare...”
“Resta pure Jim, ci metto un attimo.”

Grissom prese Sara per il braccio e la fece girare di schiena. Sollevò appena il bordo della felpa, trovando il quotidiano tenuto dentro il bordo dei pantaloni della tuta.

“Guarda, guarda...un quotidiano!” disse con tono vittorioso. Facendole poi segno di lasciarlo sul tavolo.”Quello rimane qui.”
“Eh no!” protestò Sara, tirando fuori il giornale, ma tenendolo in mano. “Così non mi sta bene!”
Grissom la guardò perplesso.
“Chi mi dice che mentre sono di là, tu non bari?
“Innanzitutto non mi chiamo Sara, questo dovrebbe già essere un'ottima garanzia. E poi non ho bisogno di barare per vincere.”
“Voglio delle garanzie.”

Entrambi allora si girarono verso Brass.

“Ehi! Non guardate me!”
“Devi solo prendere una busta e chiuderci dentro i quotidiani.” lo spronò Sara.
“Certo! Chi è che non si porta dietro una busta da metterci dentro due quotidiani?”
“Si vede che non conosci la fornitura da ufficio che Grissom tiene nel suo studio.” Brass girò lo sguardo su Grissom per avere manforte, ma lui sembrò concordare con Sara.

“Mi state prendendo in giro, vero?” Nessuno dei due replicò, ma anzi parlottarono fra loro.
“Vai a prendere la busta.” disse Sara.
“Dopo aver visto come cercavi di barare, io non ti lascio qua...”
“Parti già avvantaggiato, cosa potrei fare mentre vai a prenderla?”
“Non lo so, a qualcosa saresti in grado di fare...”
“E poi, non vuoi neanche che riponga in frigo le cose...ora vuoi che metta le mani fra i tuoi cassetti?”
“Facciamo che ci andate insieme, così nessuno può barare?” chiuse il discorso Brass. “Gesù! Siete peggio dei bambini!”
“Lo vedi che abbiamo fatto bene a sceglierti come giudice?” osservò Sara gioiosa “Hai la saggezza dell'età...”
“La faccia di bronzo di questa ragazza è senza limiti!” protestò il poliziotto con Grissom, ma lui già seguiva Sara in corridoio verso lo studio.

Fu quando Grissom aprì il cassetto del suo ufficio che si fermò un attimo.
“Tutto bene?” chiese alla ragazza, girata di spalle ad osservare un quadretto appeso alla parete.
“Sì.” rispose lei, senza voltarsi.
“Per Brass, intendo.” precisò lui.
“Avevo capito.”
“...”
“Tu?” chiese allora lei.
“Sì...tutto bene...”

Tornarono in cucina.

“Qui c'è la busta.” annunciò Grissom, entrando.
“Comunque voi non siete normali...lo sapete questo, vero?” obiettò Brass. Nessuno degli altri due rispose.

Fatta la procedura di messa in sicurezza dei quotidiani, Sara si sentì più sicura a lasciare gli uomini soli.

“Ciao Brass...” salutò e un tocco di timidezza che Brass non conosceva fece per la prima volta comparsa nella voce della ragazza. Lui rispose con un cenno della testa.

Il poliziotto vide poi il modo silenzioso con cui Grissom e Sara si salutarono, e la sincerità che c'era nei loro sguardi gli fece girare lo sguardo altrove.

“Miraccomando...parlate solo bene di me.” fu il suo modo di congedarsi
“Chi ti dice che parleremo di te?” obiettò Grissom.
“Vanità femminile...” rispose lei e sparì in corridoio.

Dallo scomparto basso della libreria Grissom prese una bottiglia di scotch.

“Con una bottiglia di scotch in dispensa, come hai osato presentarmi una birra prima?” protestò Brass.
“In realtà speravo che te ne andassi presto...” ammise l'amico.
“Ora capisco perché...”

Grissom versò da bere per entrambi e si mise a sedere di fronte a lui.

“...sembra che le cose vadano bene, comunque...” abbozzò il poliziotto, con un'occhiata sfuggevole alla porta sul corridoio.
“...sembra così anche a me...”
“Bene...bene.”
“...”
“Beh...vorrà dire che ci sarà qualche aperitivo in meno...”
“Non è detto...”
“Sai? M'era sembrato che avessi qualcosa di diverso ultimamente, ma non riuscivo a capire bene cosa fosse...”
“...”
“Ora abbiamo svelato l'arcano...”
“Così pare...”
“Certo sarebbe interessante sapere come sono andate le cose...”
“...che cose?”
“Fra te e Sara, intendo...”
“Sarebbe interessante, sì...”
“Ma non hai intenzione di dirmelo, vero?”
“No...”
“Da quanti anni vi conoscete?”
“...sono...sette anni.”
“Un processo piuttosto lungo...”
“...sì...”
“Comunque non è insolito che in un posto di lavoro nascano delle relazioni. E forse non è neanche strano che sia successo a voi due...”
“...”
“Più che altro è strano che sia successo a te. Anche se visti i precedenti, forse no...”
“...che precedenti?”
“Beh, mi era giunta voce che avessi un certo interesse per Teri Miller...con la quale hai lavorato. E...Heather...beh, l'hai conosciuta tramite il lavoro...”
“Cosa c'è...un servizio di intelligence in laboratorio?”
“Se anche ci fosse, direi che tu e Sara lo state eludendo alla grande, perché non ho sentito niente in giro...non credo che lo sappia qualcuno...”
“No, non lo sa nessuno.”
“Siete stati bravi...”
“...”
“Avete una tecnica particolare?” Grissom rise divertito.
“...siamo come siamo sempre stati.”
“Pensate di dirlo agli altri? Credo che ne sarebbero felici...”

Grissom versò un altro dito di liquido in entrambi i bicchieri.

“Per ora va bene così...”
“Ad entrambi?”
“...ad entrambi.”
“Sì...credo anch'io che sia da Sara prendere una decisione così...”
“...cosa intendi?”
“Sai...quelli che hanno fatto un certo tipo di vita si riconoscono fra loro. È come una specie di richiamo, che ti viene...”
“...”
“Io...non so che vita abbia fatto Sara...non so niente di lei, se non quello che riguarda il lavoro...ma qualcosa non le deve essere andato troppo bene da quache parte...”
“...”
“È una ragazza che è abituata a tenersi le cose per sé. E questo credo che incontri perfettamente il tuo modo di vedere le cose...Anche a te piace tenerti le tue cose per te.”
“Non devo essere molto bravo, visto il gazzettino che mi hai fatto poco fa...”
“Le cose che vuoi tener nascoste non sai neanche tu dove le tieni. Ti sei dimenticato anche di loro.”

Grissom rimase spiazzato da quella constatazione e rimase un attimo a rifletterci.
La voce di Sara ruppe il silenzio.

“Ragazzi sto arrivano, quindi se state facendo o dicendo qualcosa che non dovrei vedere o sentire, iniziate a fare le vostre facce da poker...”

I due uomini risero, colti di sorpresa.

“Ma fa sempre così?”
“Oggi è particolarmente in forma. Si vede che la ispiri.”

Sara comparve in cucina.

“Oh, eccovi. Prendo una bottiglietta d'acqua e me ne vado...”
“Ah, se vuoi unirti al gruppo di scotch ce n'è...” osservò Brass.
“Di scotch ce n'è sempre.” rispose lei, da dietro l'anta del frigo.

Brass e Grissom rimasero in silenzio, ragionado sul senso di quello che aveva appena detto Sara.

“E poi non ho ancora l'età per stare seduta ad un tavolo con un distillato nel bicchiere a filosofeggiare sul senso della vita.”
“Sbaglio o ci ha appena dato dei vecchi?” chiese Brass guardando esterrefatto Grissom.
“Dei filosofi. Ci ha dato dei filosofi, Jim.” rispose Grissom, con voce suadente. Il poliziotto rimase un attimo a cercar di capire se il suo amico parlava sul serio o lo stava prendendo in giro.
“Sì...dei saggi, Jim.” rincarò la dose Sara.

Grissom e Sara si guardarono divertiti. Poi lei se ne andò.
Brass scosse la testa, come un cavallo, ripensando allo scambio avuto con la ragazza.

“...però è divertente.” disse infine.
“Sì, lo è.” confermo Grissom.

Brass rimase quasi due ore e i due amici parlarono di tante cose, con calma e ponderatezza, quasi che fossero diventati davvero due filosofi.
Appena Brass fu uscito, Grissom prese la busta sigillata dei quotidiani e cercò Sara fra le stanze dell'appartamento. La trovò infine in camera, addormentata sul letto. Rimase un attimo a guardare la scena, nei suoi più piccoli particolari - il letto nella stanza in penombra coperto di documenti e foto relativi al caso a cui stavano lavorando, la lampada sul comodino accesa, la mano di Sara allungata verso la sua parte di letto. Poi in silenzio iniziò a mettere a posto.
Quando ebbe finito, tenendo con sé il fascicolo e la busta dei quotidiani, si portò dal lato dove dormiva Sara, chiamandola con un sussuro. Lei si arricciò di più.

“Mettiti sotto le coperte...” le disse piano.
“Gil...” lo salutò, muovendosi stancamente per far scorrere le coperte da sotto di sé.
“Ciao...” la salutò “Continua a dormire.” aggiunse, sedendosi per terra accanto al letto e iniziando a visionare il fascicolo sul caso.
“È andato tutto bene?”
“Sì...tutto bene.”

Con un mugugno Sara diede la sua approvazione alla risposta e Grissom tornò con lo sguardo sul materiale di lavoro. Ma qualcosa gli teneva la mente occupata.

“Ehi Sara...”
“...sì...”
“Credi che...visto che ora che Jim...”
“...”
“...credi che dovrebbero saperlo anche gli altri?”
“No.” La risposta della ragazza, seppur data nel dormiveglia, fu netta e Grissom ne fu sorpreso.
“Sembri molto sicura al riguardo.”

Sara fece un ampio respiro.
“È una cosa mia. Non voglio che nessuno la giudichi o la rovini, se non uno di noi due.”
“...”
“Sono stata giudicata già abbastanza nella mia vita. E poi se venisse fuori la nostra relazione, uno dei due dovrebbe cambiare squadra.”
“Credo che con qualche accorgimento, questo si potrebbe evitare...”

Sara lasciò che l'aria le riempisse i polmoni, poi li svuotò girandosi su un lato, verso l'esterno del letto e verso Grissom. Aprì stancamente gli occhi, abbagliata un po' dalla luce sul comodino e guardò il suo compagno tenendo la testa sul cuscino.

“Ne avevamo parlato...pensavo fossimo d'accordo su questo...”
“...”
“Parlare con Brass ti ha messo qualche dubbio?”
“No...”
“Forse...ti senti a disagio che...”
“Non mi sento a disagio con te.”
“...”
“O per lo meno non come prima...credo. Cioé non che prima...”
“Sì, sì, ho capito...”
Rimasero in silenzio un attimo.
“Io ho sempre parlato chiaro...” riprese poi Sara “...tu no?”
Un'aria preoccupata si dipinse sul volto di Sara.
“Stai tranquilla. La pensiamo nello stesso modo.”
“...”
“Volevo solo accertarmi che quello che è successo stasera non ti avesse fatto cambiare idea...”
“Il giorno che cambierò idea su qualcosa, sai che te lo farò sapere.”
Grissom sorrise affettuoso e le carezzò i capelli.
“Lo so.”
“...”
“Ora torna a dormire...”
Lo sguardo assonnato delle ragazza cadde allora sulla busta sigillata da Brass.
“Dobbiamo finire la sfida...”
“Non ti preoccupare, la finiremo un'altra volta. Ora dormi che ne hai bisogno...”
“Anche tu ne avresti bisogno.”
“Dò un'occhiata al fascicolo sul caso e poi vengo a dormire.”
“Non ti addormentare lì però...Per quanto sia un'idea molto poetica, non credo che ti farebbe bene al fisico...e non lo dico per la tua età, non farebbe bene neanche a me.”
Grissom sorrise e osservò ancora un attimo il fascicolo aperto sulle gambe.
“Hai ragione...” disse poi.

Si alzò, si spogliò e fece spostare più in là Sara, sdraiandosi accanto a lei, verso l'esterno del letto dandole le spalle e chiuse la luce della lampada.

“Questa non è la tua parte di letto.” mormorò lei, passandogli un braccio intorno alla vita.
“Sì, lo so.”
“...”
“ Non ti preoccupare...non andrà in confusione il mio ordine interno, se anche per una volta dormo da questa parte.”

Sara sorrise nel buio.

“Gil...”
“Sì.”
“L'avrei vinta io la sfida.”
“Sì, lo so.”
“...barando.”
“Lo so.”
“...”
“Ma non ho capito come.”
“...Ho imparato a memoria le risposte.”

Grissom sollevò la testa dal cuscino.

“Cosa?! Tutto il cruciverba?”
“Sì...”

Grissom sussultò dal ridere.

“Quando ne hai avuto il tempo se sei stata tutto il giorno al lavoro?”
“...ci vuole del tempo per avere i risultati...”
“Forse aveva ragione Ecklie quando diceva che non so gestire la squadra, se anche la più stacanovista perde tempo per cercare e imparare a memoria le risposte di un cruciverba.”
“...sai com'è...cerco sempre di dimostrarmi all'altezza delle aspettative...”
“Pensavo fosse chiaro non ce ne fosse bisogno.”
“Certe abitudini sono dure a morire.”
“...ti avrei fatta vincere lo stesso.”
“...”
“...Sara?”
“Sì.”
“È divertente stare con te.”
“...anche per me.”
“Ora facciamo finta di essere due persone che di notte non lavorano e cerchiamo di recuperare un po' di sonno arretrato...”

Il telefono squillò improvvisamente, facendoli sobbalzare sul letto.

“Cosa stavi dicendo?”

“Pronto?”
“Ehi Gil, scusa se ti disturbo...”
“Jim...dimmi che non mi chiederai scusa ogni volta che mi chiamerai da oggi in avanti perché non credo che mi ci abituerei...”
“Ok. Abbiamo un doppio omicidio. Ho bisogno di qualcuno.”
“Ho capito. Arriviamo.”
“Arriviamo? Porti anche la tua signora?”
“Jim...”
“Non ti agitare, sono lontano da orecchie indiscrete.”
“Non è divertente.”
“Dai...una volta me la devi concedere...”
“Ci vediamo dopo.”

Chiuse la comunicazione e si mise a sedere sul letto, posando i piedi per terra.
“Dove mi porta il mio cavaliere stasera?”
 
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view post Posted on 28/3/2013, 21:08
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bellissima come sempre lotus mi piace come brass sgami sempre griss e sara troppo forte lotus sei una grande :woot:
 
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SundaeGirl
view post Posted on 28/3/2013, 22:07




CITAZIONE
Puoi evitare di fare del teatro?

Loooooooooooooooool

Molto bella, Lotus.
Ma mi ha messo tristezza, avrei dato un arto per vedere una cosa del genere! :P Complimenti!
 
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view post Posted on 28/3/2013, 23:34
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Grazie nellina! Sei sempre gentilissima, sono contenta di allietarvi con le mie "turbe" mentali... :P
Brass è il mio secondo (considerando GS un'unica entità) personaggio preferito e allora appena posso lo infilo e cerco di fargli fare un figurone!

Sundae, che onore! :B): Grazie mille!
Anche io avrei dato un arto per vedere sto genere di cose e allora me le scrivo da sola, visto che se aspettiamo gli scrittori...
solo tristezza e dolore su quel fronte! :P

Praticamente, me la suono e me la canto... ^_^
 
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SundaeGirl
view post Posted on 29/3/2013, 14:43




Mi sono intristita. :D
 
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view post Posted on 29/3/2013, 15:12
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A chi lo dici...
 
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CatherineC
view post Posted on 30/3/2013, 14:02




CITAZIONE
“Comunque voi non siete normali...lo sapete questo, vero?” obiettò Brass.
“Arriviamo? Porti anche la tua signora?”

Jim, Jim hai proprio capito tutto! red_bandana
CITAZIONE
“...ti avrei fatta vincere lo stesso.”
“...”
“...Sara?”
“Sì.”
“È divertente stare con te.”
“...anche per me.”

Vorrei vedere questo , che tristezza tears tears tears stress_h4h nonono
Complimenti Lotus, sei bravissima come sempre!
 
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view post Posted on 30/11/2015, 18:28
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Nuova One shot, "Moglie".

Post Finale.
Grissom e Sara fra una quindicina d’anni o poco più.
Non si sono più risposati, ma si sono stabiliti da qualche parte e hanno due figli: Alie, la femmina, più grande, 16 anni, e Ander, il maschio.

Location: Una sera infrasettimanale come tante. Sara, dopo una giornata di lavoro, prepara la cena. Alie studia in cucina. Grissom deve ancora tornare dal lavoro. Ander non è presente.


Versione italiana | English version

Buona lettura!
 
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view post Posted on 1/7/2016, 11:12
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Titles_3b

Nuova One Shot: "Titles" che parteciperà alla Challenge di CSI Forever Online!
Per ora è disponibile solo la versione in inglese, che potete trovare QUI.

Buona lettura!
 
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Sarasidle
view post Posted on 14/9/2021, 22:08




Bellissima!!! 😍😍😍
 
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56 replies since 13/10/2011, 17:24   2857 views
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